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Enrico

La valutazione del rischio in azienda

Tra i vari soggetti aziendali il primo in termini di responsabilità circa la salute e la sicurezza dei lavoratori è il datore di lavoro. Spetta infatti a lui la valutazione del rischio, la legge chiarisce che questo compito non può essere delegato a terzi e l'inadempienza porta a sanzioni anche di tipo penale. Ma cosa significa nello specifico "valutare il rischio"?

Con quest'espressione non si intende la sola individuazione dei pericoli e delle cause, ma ci si riferisce anche e soprattutto alla prevenzione per la riduzione se non l'eliminazione dei rischi in cui si potrebbe incorrere.

Tutte queste misure vengono raccolte all'interno del DVR (Documento di valutazione dei rischi) che viene redatto dal datore con l'aiuto di tecnici preposti. Nelle realtà più complesse l'elaborazione del DVR viene delegato all'HSE manager (Health and Safety Manager).

Il documento viene sottoscritto dall'RSPP, dall'RLS e dal Medico competente che in seconda battuta redige il protocollo sanitario.

Trattandosi di un documento ufficiale il DVR deve essere presente in azienda (in formato elettronico o cartaceo) e può essere sottoposto al controllo da parte delle autorità competenti.


Le fasi


É il Decreto Interministeriale del 30/11/2012 a introdurre le linee guida per la valutazione dei rischi:

1) Individuazione dei pericoli: i rischi vengono spesso individuati tramite il metodo FAAPO (fattore umano, attrezzature, ambiente, prodotto e organizzazione) per fare un quadro aziendale. I rischi possono legarsi alla sicurezza, alla salute (rischio chimico/biologico/rischi fisici) o essere di tipo trasversale/organizzativo (es. conseguenze psicologiche/fisiche connesse a rapporti tra lavoratore e organizzazione).

Una volta individuati i rischi si passa al calcolo del rischio, rispetto a questo il Dlgs 81/08 fornisce una definizione: “probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione”. Il rischio viene calcolato matematicamente moltiplicando il valore connesso alla gravità del danno e il valore relativo alla probabilità che esso si verifichi.


2) Individuazione delle misure di prevenzione e protezione; per quanto riguarda la prevenzione vengono descritte nel dettaglio le soluzioni per ridurre al minimo (se non addirittura eliminare) i rischi. Alcuni esempi possono essere: maggiori investimenti in formazione o in nuovi macchinari ecc. Le misure di protezione si riferiscono invece al mitigamento del danno nel caso in cui si dovesse verificare (es. dotare i propri dipendenti di dispositivi di protezione, segnaletica ecc.).


3) Introduzione di un programma volto al miglioramento: datori e dipendenti dovrebbero provvedere periodicamente alla verifica dei progressi raggiunti stabilendo un piano di miglioramento continuo. Nella normativa ISO 31000 (“Risk management Principles and guidelines”), che fornisce un quadro di riferimento per la gestione del rischio con un approccio strutturato, uno dei punti cardine è il “Continuous risk assessment”, ossia un costante monitoraggio delle situazioni per poter sempre migliorare la gestione dell’azienda e dei suoi dipendenti.





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